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Enrico Brizzi: “Viaggiando a piedi si scopre la vera anima di un luogo”

Enrico Brizzi ha appena concluso il Giro dell'Alta Italia – percorso rigorosamente a piedi – e già si appresta ad intraprendere la traversata dal Tirreno all'Adriatico, sempre in compagnia degli Psicoatleti, in programma fra qualche settimana. Abbiamo approfittato di questa pausa per rivolgere allo scrittore bolognese qualche domanda sul suo modo di intendere il viaggio.

  • "Nel centocinquantesimo anno dell'Unità nazionale, voglio vedere dove comincia l'Italia, dove finisce, e tutto quello che c'è in mezzo". Con questo proposito, dall'aprile al luglio del 2010, ha affrontato un viaggio a piedi da Nord a Sud. Come mai questa scelta?

Ormai da parecchio tempo, mi sono convinto che il modo migliore per conoscere un luogo sia attraversarlo a piedi, guadagnando un metro alla volta e respirandone meraviglie, tragedie e contraddizioni. In questo senso, nel 2010 – mentre si faceva un gran parlare dell'imminente centocinquantesimo anniversario dell'Unità nazionale – sono partito a piedi con un amico dalla Valle Aurina, il lembo più settentrionale della Repubblica, per raggiungere Capo Passero, estremo sud-orientale della Sicilia.

Lungo il percorso si sono alternati al nostro fianco i vecchi amici del nostro gruppo escursionistico, gli Psicoatleti, e nuovi compagni di strada che avevano manifestato l'intenzione di camminare insieme a noi, chi per tre giorni e chi per tratte più consistenti. Dopo 2.191 chilometri percorsi nell'arco di tre mesi, l'umanità delle persone incontrate e la sincerità delle storie raccolte si sono dimostrate un vero patrimonio: a nostro modo di vedere, il più autentico dei tesori d'Italia.

  • Quando ha percorso l'Italia a piedi, quali sono stati i luoghi più difficili da attraversare per avverse condizioni di mobilità? E quali quelli più facili?

Nel corso di quel viaggio, come dei precedenti (penso soprattutto alle traversate Tirreno-Adriatico, alla Via Francigena da Canterbury a Roma, o del viaggio del 2008 da Roma a Gerusalemme) e dei successivi, il problema che si pone di fronte al camminatore è sempre lo stesso: entrare e uscire dalle città è assai laborioso, con l'eccezione di quei centri che prevedono “vie verdi", percorsi ciclo-pedonali che permettono passaggi non traumatici fra città e campagna. A volte, è semplice entrare in un'area metropolitana ed è difficile uscirne; altre volte accade il contrario. I luoghi più semplici da attraversare, naturalmente, sono i parchi nazionali e le “terre alte", solcati da reti di sentieri a misura di escursionista.

  • Cosa pensa dei piani messi in atto nel nostro Paese nei confronti di sicurezza e mobilità sostenibili?

È indispensabile che la mobilità sostenibile figuri ai primi posti nell'agenda dei nostri governanti e amministratori: abbiamo tanto da recuperare nei confronti dei Paesi europei con i quali siamo chiamati a convivere e confrontarci. Da noi andare in bici nelle aree urbane non è ancora sicuro e piacevole quanto ci meriteremmo. Non è giusto, però, addossare tutte le responsabilità ai governanti per lavarci la coscienza come cittadini: noi stessi dovremmo essere i primi ad apprendere un'etica della strada che ci guidi – scusate il gioco di parole – quando da ciclisti ci trasformiamo in automobilisti. In troppi si sentono giustificati a sprintare verso il semaforo, a ignorare le “zebre" pedonali o a telefonare mentre sono alla guida, adducendo ogni volta ragioni che, a ben vedere, non stanno né in cielo né in terra. Strade e autostrade sono per tutti; per chi vuole rischiare la propria vita, o si sente un asso del volante, esistono i circuiti.

  • Se dovesse scegliere un mezzo di trasporto per affrontare un'altra volta un viaggio come questo, quale sceglierebbe e perché?

Ho viaggiato a piedi ogni anno, da allora: nel 2011 in Lombardia sulle orme dei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi; nel 2012 da Roma a Venezia ripercorrendo le orme del Generale e di Anita; l'anno scorso da Venezia al Lago di Garda via Trieste e Trento, intersecando la linea del fronte della Grande Guerra, e quest'anno fra il Lago di Garda e Torino, con particolare attenzione alle zone dove si snodavano i “sentieri partigiani" fra il '43 e il '45. L'unico altro modo di viaggiare che mi affascina è la bicicletta.

  • Il suo ultimo libro “In piedi sui pedali" ha per protagonista la bicicletta: se dovesse scegliere una parola, una frase, una s​uggestione per descriverla, quale sceglierebbe?

Scuola di tenacia, quotidiana letizia e garanzia di libertà.

  • Ha già programmato il suo prossimo viaggio? Con quali mezzi di trasporto lo affronterà?

A settembre, per il decimo anniversario degli Psicoatleti, ci lanceremo nella terza traversata a piedi da costa a costa, fra Tirreno e Adriatico. ​