Con lo studio Safer roads, safer cities: how to improve urban road safety in the EU, pubblicato a giugno 2019, l’European Transport Safety Council – organizzazione europea che si occupa di sicurezza nei trasporti fornendo supporto alle attività della Commissione europea – affronta il problema del rischio su strada dell’utenza più vulnerabile: pedoni, ciclisti e motociclisti.
Dal 2010 al 2017, si legge nel report, il numero di decessi sulle strade urbane ha avuto una diminuzione molto inferiore rispetto a quelli nelle strade extra urbane (- 2,2% ogni anno i primi; -3,9% ogni anno i secondi). In un contesto in cui il 70% delle vittime della strada sono pedoni, ciclisti e motociclisti.
“Finché non ci sentiremo al sicuro camminando e pedalando nelle nostre città, avremo molta difficoltà ad adottare le modalità di trasporto più sostenibili”, afferma
Dovilė Adminaitė-Fodor, autrice a capo della ricerca. “Nei prossimi dieci anni, – continua – l’UE e tutti i Paesi europei devono impegnarsi maggiormente per la sicurezza degli utenti della strada più vulnerabili. Non si tratta solo di rendere le infrastrutture più sicure, ma di assicurare una migliore applicazione dei limiti di velocità e di contrastare la distrazione e la guida in stati alterati”.
Il report ha anche riscontrato le grandi differenze che persistono nel livello di
sicurezza stradale in tutta l’Unione europea. La mortalità sulle strade urbane è più alta in Romania con 105 utenti della strada uccisi ogni anno per milione di abitanti dei centri urbani – quattro volte la media UE. Sono invece circa 9 le persone per milione di abitanti “urbani” vittime delle strade urbane in Svezia, 11 nel Regno Unito, 13 nei Paesi Bassi e 14 in Irlanda e Spagna.
In termini di progressi recenti: Lettonia, Grecia, Portogallo e Polonia sono i Paesi che hanno compiuto i passi avanti più significativi tra il 2010 e il 2017.
Per quanto riguarda l’Italia, il 28% dei decessi per incidenti stradali riguarda conducenti di motociclette (24%) e ciclomotori (4%), tra le percentuali più alte dell’Ue.
L’utilizzo di scooter elettrici e altre nuove forme di mobilità deve richiedere una nuova legislazione nazionale e regolamenti cittadini, adeguamenti delle infrastrutture esistenti e attività di formazione ed educazione mirate.
Lo studio contiene più di 20 raccomandazioni e linee guida tarate a livello di Ue, autorità nazionale e cittadina.